Questa settimana al Sanfelicinema

Giovedì 15
Venerdì 16
Sabato 17la-pazza-gioia-film
Domenica 18

Ore 21.15 sempre,
Domenica anche ore 16.00

Commedia drammatica
Italia 2016, 1 ora e 58 min
Di Paolo Virzì.
Con Valeria Bruni Tedeschi,
Micaela Ramazzotti

Beatrice Morandini Valtirana e Donatella Morelli sono pazienti di Villa Biondi, un istituto terapeutico per donne che debbono sottostare a una terapia di recupero. Fanno amicizia e, per una falla dell’organizzazione, riescono a fuggire e si danno alla “pazza gioia”.

La critica del film

(…) non fatevi ingannare dalla foto col foulard e l’auto sportiva vintage, non sono le ‘Thelma & Louise’ all’italiana, dice Paolo Virzì. Tanto più che alla sua amica Francesca Archibugi, con cui ha scritto per la prima volta un film, la storia di quelle due donne che vogliono evadere dalla routine a bordo di una vecchia Ford non era nemmeno piaciuta. Se proprio non si può fare a meno di una citazione, a Virzì, questa ribellione alle regole che sprigiona energia, ricorda ‘Qualcuno volò sul nido del cuculo’. (…) È la storia di un’amicizia imprevedibile, e di una fuga rocambolesca e toccante che all’inizio sembra poco più di una bravata. Un viaggio nei ricordi più dolorosi e nella libertà. Due donne così vicine e così diverse, separate, condannate, giudicate dal mondo; due solitarie che fanno un pezzo di vita insieme.
Valerlo Cappelli – Corriere della Sera

 

(…) uno dei più bei film italiani della stagione (e non solo) (…). Applauditissimo a Cannes, dove tutti hanno riconosciuto all’istante il Dna della grande commedia italiana (…). ma così trascinante e riuscito che viene da chiedersi dove sia il suo segreto. Il lato più evidente è la straordinaria alchimia tra le protagoniste (…) ovvero la loro capacità di recitare davvero senza rete, dandosi senza riserve ai personaggi, ma mantenendo sempre un controllo perfetto, anche nel lungo prologo ambientato tra persone davvero problematiche (una scelta niente affatto scontata). L’altra risposta è la qualità della sceneggiatura. Oggi che bastano una trovata azzeccata o dialoghi brillanti a far gridare al miracolo, ecco infatti un copione che condensa mondi interi in una battuta e spunti non banali nei continui equivoci fra queste donne che rappresentano due Italie inconciliabili. E se il dramma incombe fin dalle prime scene, poi resta sapientemente sottotraccia per esplodere nel sottofinale. Sempre sorretto da un cast di comprimari bravissimi (…) e diretti con mano impeccabile da un Virzì sempre più bravo nello schizzare tutto un carattere in due scene. i fanatici del nuovo storceranno il naso per la linea fin troppo classica. A noi sembra che in tempi così confusi un film così brillante e autoironico (…), oltre che una benedizione sia un esempio di buon uso della tradizione e delle risorse ancora disponibili. Umane, espressive e produttive.
Fabio Ferzetti – Il Messaggero

Dove si trova la felicità? Soprattutto è possibile vivere «felicemente» nonostante il dramma della malattia mentale? Sono queste probabilmente le domande che si pone Paolo Virzì con il film «La pazza gioia», presentato a Cannes nella sezione «Quinzaine des réalisateurs». Uno dei pochi film italiani capace ancora di miscelare commedia e dramma come pochi altri sanno fare, toccando temi difficili con quella leggerezza che spesso connota ogni film del regista toscano. Beatrice (Valeria Bruni Tedeschi, in una interpretazione sublime) e Donatella (Micaela Ramazzotti) sono due «fragili» donne che si incontrano presso Villa Biondi, una comunità di recupero per donne con problemi di mente. Due mondi di provenienza completamente differenti. La prima altolocata, abituata a frequentazioni importanti, dalla parola facile e forbita; la seconda, invece, più introversa, fragile, di estrazione popolare, ex ballerina «sul cubo» in locali poco raccomandabili. Ambedue allontanate da casa, per ragioni diverse (delle quali poco per volta si prende visione sullo schermo), entrano in relazione. Nasce così un’improbabile amicizia che le porterà a fuggire dall’istituto per un viaggio alla «Thelma & Louise» che le vedrà sempre più complici e protagoniste delle loro disavventure. Un vero e proprio viaggio nell’universo del disagio sociale, senza nessuna retorica. Piuttosto dentro una storia che tocca fragilità e affetti con rara sensibilità. Un’umanità qui ben delineata, grazie alla sceneggiatura (scritta con Francesca Archibugi), che Virzì dipinge con una certa poesia: quella che nasconde, dietro le righe della trama, vissuti seri e drammatici, alla ricerca però più dell’empatia che di una razionale comprensione della follia. Un bel film che sa mettere l’acceleratore nei momenti giusti, sia spingendo verso l’ironia come verso la commozione. Una storia che quando termina, avrebbe, forse, ancora molto da dire, quasi in un interminabile «senza fine», come la canzone di Gino Paoli che suona come leitmotiv per tutto il racconto.
Gianluca Bernardini – www.chiesadimilano.it

Viaggio «on the road» lungo la costa della Versilia e nei meandri di due anime allo sbando il copione sceneggiato da Virzì con la collega Francesca Archibugi; e che fra loroesista una fraterna affinità elettiva è dimostrato dalla felicità con cui sono scritti i personaggi femminili, incarnati con magica aderenza da Valeria Bruni Tedeschi e Micaela Ramazzotti. Vero che al film avrebbe giovato qualche piccolo taglio, ma è un peccato veniale, perché lo spessore umano delle protagoniste è più forte di tutto. Beatrice e Donatella balzano in rilievo sullo schermo come creature reali, fragili, complesse, misteriose e schiette. E Virzì, ben coadiuvato dal direttore di fotografia VladanRadovic, le pedina con uno sguardo amoroso che trascina con sé lo spettatore.
Alessandra Levantesi Kezich – La Stampa

 

Paolo Virzì, quasi ad ogni film, continua a proporsi come uno degli autori più significativi del nostro cinema. (…) Arrivando adesso a questa «Pazza gioia», felicemente ambientato nella sua Toscana, mai vernacola semmai molto intimista, che riassume in tanti dei suoi meriti, sia da un punto divista narrativo sia finemente stilistico. (…) Virzì, con Francesca Archibugi, (…) ha costruito una storia fitta di sottili chiaroscuri in cui le psicologie di ciascuno sono sempre sottilmente analizzate perché ne scaturisca un clima che, pur asciutto, favorisce l’emozione ad ogni suo risvolto, e attorno lo stile di regia alterni con meditata sapienza il dramma e la commedia, le tensioni e le pause, mentre la luce generosamente diffusa su ogni momento dell’azione trascorre sicura dal solare al plumbeo grazie anche alla magia eterna dei panorami toscani. Vi corrispondono due attrici tra le migliori del cinema italiano, di oggi, Valeria Bruni Tedeschi sempre su di giri, Micaela Ramazzotti, sempre imbronciata, dolorosa e depressa. Un duetto da non dimenticare.
Gian Luigi Rondi – Il Tempo

 

Ha tante anime e diverse letture questo road movie al femminile che parte dalla pazzia (ma esiste ancora una normalità?), incrocia commedia e dramma, per virare sul sentimento materno, in un viaggio che prova a raccontare (anche) le strutture psichiatriche post Basaglia e analizza, indirettamente (non sarebbe il solito Virzì), il ventennio berlusconiano. Non senza qualche punta acida verso l’ex Premier, per schiacciare l’occhio alla sua platea di riferimento di sinistra (tutti tengono famiglia) (…). La pellicola, però, la si ricorderà solamente per la bravura delle due protagoniste, tanto da far dimenticare velocemente questo suo marcare il territorio. Scritta a quattro mani dallo stesso Virzi e l’Archibugi, il film deve tutto alle interpretazioni di Valeria Bruni Tedeschi (soprattutto) e di Micaela Ramazzotti (l’attrice più brava, in Italia), impressionanti per capacità di immedesimarsi in due personaggi non facili, senza ricoprirli di retorica. Senza di loro, il giudizio non sarebbe così favorevole. (…) Virzì prova a raccontare, con progressista amarezza, il mondo di queste donne e la loro condizione, tracciando, ma solo nelle intenzioni, uno spaccato d’Italia.
Maurizio Acerbi – Il Giornale

 

Piacerà perché è un elogio della follia come vorremmo che fosse. Un’evasione (senza terribili conseguenze) dalla dura realtà quotidiana. Perché Virzì tornato in gran forma (dopo il flop del suo musicarello). E la Bruni e la Ramazzotti esplodono con un talento di commedianti che solo Virzì (forse) aveva intuito in loro.
Giorgio Carbone – Libero

 

La pazza gioia è forse l’emozione che ci si porta dietro dopo aver visto l’ultimo film di Paolo Virzì (…). Un film con il quale il regista toscano (…) riflette con sensibilità, umorismo e intelligenza sui labili confini tra sano e insano e ci invita a seguire le sue ‘ragazze interrotte’ e ‘sbagliate’ in un rocambolesco viaggio fisico ed emotivo in cerca di amore e libertà. Gran parte del merito va alle due straordinarie protagoniste, Valeria Bruni Tedeschi e Micaela Ramazzotti (…) dolcissime ed esilaranti creature (…).Beatrice e Donatella ci fanno ridere e piangere mentre affrontano i propri fallimenti, le paure e le ingiustizie, e tentano goffamente di rimediare agli errori commessi ricordandoci che la vita riserva sempre nuove, imperdibili occasioni.
Alessandra De Luca – Avvenire

 

(…) un ‘road movie’ simpatico e toccante. Con un occhio a ‘Qualcuno volò sul nido del cuculo’ (1975), Virzì porta sullo schermo una storia di donne graffiate dalla vita, sole, emarginate, che cercano insieme una via di riscatto. L’umorismo e la leggerezza non nascondono le ferite delle donne, tratteggiate con delicatezza e coraggio.
Dario Edoardo Viganò – Credere