Dal 7 al 11 dicembre al Sanfelicinema

DICEMBRE

Mercoledì 7Risultati immagini per la ragazza del treno film manifesto
Giovedì 8 
venerdì 9
sabato 10
Domenica 11

Ore 21.15 sempre,
Domenica anche ore 16.00

Thriller,
Usa 2016
Di Tate Taylor.
Con Emily Blunt, Haley Bennett, Rebecca Ferguson.
Durata: 1 ora 52’.

Dall’omonimo romanzo di successo, un thriller inglese trasferito a New York e dintorni, sorretto da una notevole Emily Blunt.

LA CRITICA DEL FILM

Se vi è piaciuto ‘L’amore bugiardo’, il film di David Fincher (…), allora ‘La ragazza del treno’ è una pellicola che non dovete perdere, perché lo ricorda molto. E non solo perché è uno dei thriller al femminile (con ben tre protagoniste) più accattivante degli ultimi tempi, ma anche per essere l’adattamento del fortunato omonimo libro dal quale è stato tratto, scritto, guarda caso, anche questo da una donna, Paula Hawkins (…). Un romanzo da 15 milioni di copie vendute nel mondo, mica noccioline. (…) Un’atmosfera torbida nella quale prende forma un mistero che sembra mediamente risolvibile, o attribuibile. Non è così, ovviamente. Il film gioca ad ingannare gli spettatori creando efficaci illusioni e false piste, fino al colpo di scena finale. Un bel thriller, stupendamente interpretato e perfettamente diretto. Per una volta, il film è superiore al già notevole romanzo.
Maurizio Acerbi – Il Giornale

Un buon thriller (per gli ignari) contorsionista che rimpalla segreti e bugie di tre donne mentre gli uomini che non capiscono nulla compreso lo psicanalista che rischia un pericoloso transfert.
Maurizio Porro – Corriere della Sera

Nonostante gli indubbi aspetti hitchcockiani di questa storia di tradimenti, bugie, ingannevoli facciate di serenità dietro le quali si annidano inquietanti demoni, il film scivola verso un finale da soap-opera di sapore femminista, rivelando che le tre donne hanno in comune più di quanto non credano. Ma il problema è che il copione di Erin Cressida Wilson traduce in modo confuso il testo; e che il mediocre regista Tate Taylor poco ricava dal suo insistito gioco di primi piani. Per fortuna, pur nei monocordi panni di una lacrimosa Rachel afflitta da cupio dissolvi, la brava Emily Blunt provvede a trasmetterci un senso di vulnerata umanità.
Alessandra Levantesi Kezich – La Stampa

(…) un dramma adulto piuttosto elegante pronto a trasformarsi in giallo quando i boschi dell’Hudson River sveleranno all’improvviso ai loro ricchi residenti il cadavere di una donna. Le mattatrici sono tre divine attrici come Emily Blunt (mai così disperata e sgraziata davanti alla cinepresa), Haley Bennett (ricorda Jennifer Lawrence per quanto è indecifrabile e spiazzante) e Rebecca Ferguson (altra prova di gran classe dopo il quarto ‘Mission: Impossible’ per la sosia svedese di Ingrid Bergman). Hitchcock è così centrale come fonte di ispirazione (tre bionde, voyeurismo, l’omicidio come una delle belle arti) da spingere Taylor a concepire la sua scena più bella citando quasi letteralmente ‘La donna che visse due volte’ (1958): Rachel si trova spaesata e ipnotizzata in un museo davanti a ‘Subway’ di George Tooker (peraltro i personaggi del quadro hanno lo stesso identico taglio degli occhi sconsolato e angosciato dell’attrice inglese). Peccato per una brutta colluttazione finale in cui Taylor è per la prima e unica volta leggermente grossolano (c’è un cavatappi usato pesantemente come simbolo) e improbabile nei rapporti di forza fisica precedentemente rappresentati con grande precisione. Altrimenti avremmo avuto un’altra dimostrazione di come sia, dopo ‘The Help’ (2011), uno dei registi americani più bravi a raccontare e dirigere le donne in un film di largo consumo platealmente commerciale. Lo aiuta un’intricata ma avvincente sceneggiatura firmata dalla brava Erin Cressida Wilson di ‘Secretary’ (2002).
Francesco Alò – Il Messaggero

Melò thriller che la mette giù dura con flashback e labirinti mentali della protagonista, false verità e (prevedibili) colpi di scena, per mischiare le carte allo spettatore quando è in realtà una vicenda standard di corna e violenza familiare. (…) Taylor (…) ha l’ambizione di miscelare Henry James e Hitchcock, ma ignora le ‘Images’ di Altman, archetipo riuscito di un linguaggio psicologico evocativo. Lo tiene in piedi il cast femminile con palate di seduzione e conflitto.
Silvio Danese – Nazione-Carlino-Giorno

 

Piacerà a tutte le spettatrici che si identificheranno in Rachel come è accaduto ai dieci milioni di lettori del romanzo di Paula Hawkins. Più basso magari l’indice di gradimento del pubblico maschile, che forse avrebbe preferito un gran regista di thriller (un Synger, un De Palma) al posto dell’impersonale Tate Taylor.
Giorgio Carbone – Libero