Dal 16 al 19 febbraio al Sanfelicinema

FEBBRAIOLocandina italiana Il cliente

Giovedì 16
Venerdì 17
Sabato 18
Domenica 19

Ore 21.15 sempre,
Domenica anche ore 16.00

Thriller,
Iran/Francia 2016
Di Asghar Farhadi.
Con Shahab Hosseini, Taraneh Alidoosti, Babak Karimi.
Durata: 2 ore 24’.

Asghar Farhadi, regista iraniano (“Una separazione”), gira a Teheran un thriller i cui drammatici sviluppi mettono in crisi una coppia.

LA CRITICA DEL FILM

Giustamente ammirato per «Una separazione» e «Il passato», l’iraniano Farhadi si conferma con «Il cliente» un cineasta del tutto degno della vetrina internazionale anche senza il supporto della critica terzomondista per principio. Essendo soprattutto un ottimo sceneggiatore, anche stavolta coinvolge abilmente lo spettatore in un blando quanto raffinato intrigo giallo, riuscendo, in particolare, a posizionare i personaggi in un labirinto di comportamenti e sentimenti che per una volta non sembra esagerato definire antonioniano. (…) L’affiorare di una serie d’impasse psicologici in una quotidianità facilmente incrinabile deve ai magnifici interpreti la chance di farsi metafora non declamatoria, bensì thrilling della condizione umana in bilico nel tormentato Paese degli ayatollah.
Valerio Caprara – Il Mattino

La vendetta di Emad sul colpevole è raccontata in spietata, efficace e insieme esorbitante cronometria, alla Haneke. E’ anche un film sulla perdita di sensibilità e perdono. Troppo attenta la regia a contemplare la propria maestria.
Silvio Danese – Nazione-Carlino-Giorno

È un giallo particolare, dostoevskjiano, su delitto e castigo, la traduzione dei crimini e misfatti e dei match point di Woody Allen: introduce il caso e l’equivoco, seminando le prove si arriva volendo fino a Edipo re. (…) Farhadi vuol credere in una soluzione, è straordinario nel calare le figure reali, quotidiane, dimesse, nella dimensione etica della giustizia: inquadra i volti espressivi dei suoi attori e, senza farsi accorgere, la cinepresa esce dalle mura di casa, dalla città, punta sul cielo e sulle stelle, in cerca del luogo ideale che sappiamo non esistere ma il cinema continua a cercare.
Maurizio Porro – Corriere della Sera

Una trasformazione che Farhadi racconta con la sua abituale abilità di scrittura (rivelando volta per volta nuovi elementi del plot) e una messa in scena apparentemente minimalista ma capace di estrarre il meglio dai suoi straordinari interpreti. Mentre impartisce una «lezione» di comprensione umana e laica per niente scontata in un Paese come l’Iran.
Paolo Mereghetti – Corriere della Sera

(…) il buon cinema si fa con i dubbi e le ambiguità. Come ricordava l’ultimo film in gara, il bellissimo ‘Il cliente’ di Ashgar Farhadi (…). Che torna a lavorare sul lento accumulo di indizi, e su un progressivo ma impercettibile ribaltamento del punto di vista (e della morale). Tenendo l’occhio fisso sulla società iraniana e le sue contraddizioni. (…) Il tutto raccontato con tale abbondanza di sottotrame e dettagli (il teatro, la scuola, il vicinato) che ‘Il cliente’ diventa un’appassionante radiografia dell’Iran.
Fabio Ferzetti – Il Messaggero

(…) uno dei film più belli e applauditi della selezione (…). Ancora una volta Farhadi, le cui sceneggiature dovrebbero essere oggetto di studio da parte degli studenti di cinema, costruisce la sua storia attraverso piccoli, progressivi disvelamenti che spostano continuamente il punto di vista sui personaggi facendocene cogliere nuove sfumature a ogni scena, così che buoni e cattivi, i cui contorni non sono mai così netti, si scambiano continuamente di posto. Ne emerge il racconto di un dramma personale che molto ha in comune con quello del commesso viaggiatore di Miller e che si staglia sull’affresco di un paese dove onore e rispettabilità sono delle vere e proprie ossessioni sociali, al punto da trasformare le vittime in intransigenti e irragionevoli carnefici.
Alessandra De Luca – Avvenire

Farhadi, gran costruttore di sceneggiature, compone sullo stesso schema di ‘Una separazione’ una parabola dall’andatura sempre serrata ma un po’ più schematica. E suonano superflue le parti in cui viene messo in scena ‘Morte di un commesso viaggiatore’, ma il film ha comunque un’innegabile necessità e momenti particolarmente riusciti, come quelli ambientati a scuola.
Emiliano Morreale – La Repubblica