Dal 1 al 4 giugno al Sanfelicinema

GIUGNOLocandina italiana King Arthur - Il potere della spada

Giovedì 1
Venerdì 2
Sabato 3
Domenica 4

Ore 21.15 sempre,
Domenica anche ore 16.00

Avventura,
Usa 2017
Di Guy Ritchie.
Con Charlie Hunnam, Jude Law, Katie McGrath, Annabelle Wallis,
Durata: 2 ore 6’.

Tutti conoscono Re Artù e i cavalieri della Tavola Rotonda. Ma chi poteva immaginare questa nuova “lettura” tanto appassionante e spettacolare?

LA CRITICA DEL FILM

(…) un mito immarcescibile che, dopo aver alimentato per secoli l’estro di poeti, musicisti, artisti, è passato a ispirare la fantasia di quei moderni aedi che sono i cineasti. Una folta schiera – da Boorman a Rohmer, dai Monty Python alla Disney – cui ora si aggiunge Guy Ritchie, proponendo un King Arthur che per cornice, personaggi e spregiudicatezza ricorda più la sua opera d’esordio ‘Lock e Stock’ che i poema epici di Chretien de Troyes. A partire dall’uso di un espediente drammaturgico da lui utilizzato anche nei due ‘Sherlock Holmes’: ovvero far procedere il racconto su un rimpallo di battute che, giocando d’anticipo sull’azione, permettono ellissi narrative folgoranti. (…) Può far arricciare il naso questo Artù in chiave fantasy che gioca su un ironico registro di violenza; e trae spunto qua e là da ‘Il Signore degli Anelli’ come da ‘Il Trono di spade’. Ma l’attraente Charlie Hunnam (…) incarna con bel piglio il protagonista; Eric Bana porta nel cammeo del padre una nota di composta moralità; il sempre carismatico Jude Law è un viscido usurpatore di shakespeariano spessore; il ritmo è innegabile e lo spettacolo assicurato.
Alessandra Levantesi Kezich – La Stampa

Lussureggiante di fantasia, pur digitale, il film di Guy Ritchie colora con tonalità torbide, oniriche e amletiche scespiriane (lo zio traditore, la fanciulla sull’acqua), la storia di re Artù (…). Impossibile raccontarlo, bisogna vederlo e assuefarsi alla potente razione di visionario inconscio, sfide primordiali e di passaggi profetici di spazio tempo (…) Ritchie abbonda, eccede, invade ma stacca dalla convenzione la tavola rotonda (guest star alla fine) con sequenze acrobatiche e spavaldi sguardi dei virili eroi: del Bene (Charlie Hunnam), del Male (Jude Law), del Così così (Eric Bana).
Maurizio Porro – Corriere della Sera

Con il ciclo bretone, re Artù e la spada magica si erano misurati autentici campioni, da Robert Bresson a Walt Disney, parafrasando la leggenda anche in forma di cartoon e di musical. Guy Ritchie – c’era da aspettarselo – nel fa un ‘popcorn flick’, più somigliante a una rivisitazione Disney delle vecchie fiabe (ma non mancano debiti con ‘Game of Thrones’) che a un racconto epico degno di questo nome. Gli eroi sono palestrati, le immagini generate al computer, invadenti; non quanto le musiche, però, ben poco medievali a dosi massicce di chitarre e bassi elettrici.
Roberto Nepoti – La Repubblica

“Dopo ‘Sherlock Holmes’ e ‘UNCLE’, il più pop fra i cine-rivisitatori della tradizione British lancia la sfida alla Leggenda, disarcionando le origini della saga arturiana da ogni immaginario sedimentato. (…) Una superba CGI gratifica le scenografie apocalittiche fra la decadenza romana di Londinium (con tanto di Colosseo) e i suoi bassifondi, barbarici ma emergenti. Il pulp regna roboante dentro la narrazione con rapidi flashback e isterie visionarie, le battaglie da (video)’Game of Thrones’ esasperano mentre lo spettatore cerca – invano – un senso allo spettacolar caos: è indubbio che Ritchie abbia studiato ‘ab origine’: i simboli manifestano pertinenza e non mancano intuizioni geniali, ma il troppo storpia. Nota d’eccellenza? La colonna musicale metal-tribe di Pemberton basata sui rumori degli oggetti mixati al suono di strumenti antichi: irresistibile.
Anna Maria Pasetti – Il Fatto Quotidiano

A Guy Ritchie va riconosciuto, fin dall’inizio della sua carriera, di aver tentato di offrire, al pubblico, tra alti e bassi, prodotti differenti, sopra le righe, adrenalinici, dal montaggio frenetico, innovativi e, sovente, divertenti. Ha un suo stile, ben definito, che non cambia in base al soggetto da trattare, che plasma, invece, per adattarlo al suo credo registico. Piaccia o non piaccia (è uno che divide), Ritchie non offre mai, agli spettatori, film scontati. Avviene anche in questa sua personale rilettura, quasi Rock, del mito di re Artù che, probabilmente, manderà in bestia i puristi, ma conquisterà il pubblico giovanile. Al quale, questo King Arthur (…), schiaccia ben più di un occhio, esaltando, in particolare, il fantasy d’azione e la magia, quasi sull’onda del trionfale successo de ‘Il Trono di Spade’ (non a caso, uno dei protagonisti del film è Aidan Gillen, il Ditocorto del serial tv), coniugandoli agli stilemi da videogame. Una versione quasi irriverente per raccontare il mito di Excalibur. (…) niente Lancillotto, Ginevra, Tavola Rotonda (solo marginalmente) e Merlino (citato e basta). Se siete puristi, lasciate perdere. Se amate farvi sorprendere e tollerate certi virtuosismi in regia, allora vi divertirete.
Maurizio Acerbi – Il Giornale

Piacerà anche a chi la storia l’ha vista decine di volte e in qualche caso raccontata in modo egregio (‘Excalibur’ e ‘King Arthur’). Ritchie (…) non segue le piste dei predecessori, ma si consegna (e ci consegna) alla grande avventura, ottimamente ambientata (la putrida Londra dei secoli bui) e zeppa di colpi di scena e truculentissima violenza.
Giorgio Carbone – Libero