Dall’11 al 14 maggio al Sanfelicinema

MAGGIO

Giovedì 11
Venerdì 12
Sabato 13
Domenica 14

Ore 21.15 sempre,
Domenica anche ore 16.00

Drammatico,
Israele/Francia 2017
Di Maysaloun Hamoud.
Con Mouna Hawa, Sana Jammelieh, Shaden Kanboura.
Durata: 1 ora e 36’.

Un film che aiuta a comprendere una realtà che cambia: quella dove le diversità cercano di imparare a convivere.

LA CRITICA DEL FILM

La prima considerazione sul bell’esordio di Maysaloun Hamoud scaturisce dal titolo scelto per la distribuzione italiana. “Libere disobbedienti innamorate” infatti non traduce il concetto basilare del film, contenuto sia nel titolo originale (Bar Bahar, letteralmente Tra terra e mare), sia in quello della distribuzione internazionale (In Between ovvero Nel mezzo). L’opera prima della regista israeliana nata a Budapest infatti è composta da tre ritratti femminili che agiscono su uno sfondo (l’effervescente e contraddittoria Tel Aviv di oggi) in cui è fisiologico trovarsi nel mezzo appunto. Nel mezzo di un passaggio generazionale e di un’area geografica promiscua, ma anche di un territorio diviso in cui l’attrito religioso e culturale è più evidente che altrove. Il secondo elemento da prendere in considerazione è che, scevro da precise posizioni politiche e/o religiose, In Between è sostanzialmente un film sull’ipocrisia. L’itinerario esistenziale di ognuna delle tre protagoniste prevede infatti un incontro/scontro con persone che incarnano posizioni retrive e intransigenti, dietro i cui comportamenti si celano comunque molte ambiguità. Un percorso giocato consapevolmente sulle antinomie (culturali, religiose, di genere) che, al di là di qualche passaggio didascalico dello script, mantiene comunque una propria coerenza drammaturgica e contiene anche alcune pregevoli soluzioni stilistiche (come ad esempio il piano-sequenza che racconta il drammatico momento della violenza subita da Nour). E dove l’ipocrisia dell’eterogenea società che circonda le tre giovani protagoniste diventa il fil rouge in grado di tradurre nel linguaggio delle immagini e dei suoni la complessità di un luogo paradigmatico del caos contemporaneo.
Francesco Crispino – www.saledellacomunità.it

Se il luogo fosse in Italia o in Francia, la regista e gli interpreti italiani o francesi, il film sarebbe una piacevole commedia come tante. Ma ‘In Between’ (…) si svolge a Tel Aviv, nella comunità arabo israeliana, quasi ventimila persone su più di un milione di abitanti: ambiente borghese di origine palestinese e di religione musulmana (ma anche arabo cristiana e drusa), tra laicità e tradizione. Forse per molti di noi Islam vuole dire donne chiuse nella hiyab o sepolte nel burka, migranti da respingere, vittime di Boko Haram, muri per isolare la Palestina, e soprattutto terrorismo ovunque. Per questo, oltre che per la grazia della sue interpreti e la bellezza dei suoi giovani maschi (breve barba nera molto di moda anche da noi, occhi azzurri), questo film è molto interessante, rivelandoci un mondo sconosciuto, almeno a me ma credo anche a molti, che non è tanto diverso da quello di ‘Sex and the City’, ambientato a New York (…).
Natalia Aspesi – La Repubblica

Di «Libere, disobbedienti, innamorate» (…) è stato detto che è il «Sex and the City arabo», ma la definizione è riduttiva e semplicistica, perché il film è molto di più. Non solo per il coraggio con cui è stato realizzato e per l’importanza del ritratto che offre. Ma anche per la capacità di mettere in scena tipi femminili diversi dai soliti modelli, caratteri potenti e facce indimenticabili. Come quella di Leila, incorniciata da una magnifica chioma Ieonina che, già da sola, è una dichiarazione di forza e di guerra. Il percorso è lungo, ma, diventando amiche, le tre protagoniste sono già a buon punto.
Fulvia Caprara – La Stampa

La regista, conterranea e complice, vi si riflette e costruisce attraverso l’uso drammaturgico dei loro corpi una coraggiosa battaglia verso un’emancipazione vera, profonda e lontana dagli slogan. (…) Promossa come il ‘Sex & the City’ in salsa araba, l’opera prima di Maysaloun Hamoud si inserisce più nel filone che parte da ‘Sognando Beckham’ e arriva a ‘Mustang’, passando per i vari ‘La sposa turca’, ‘Caramel’ e simili, manifestando non solo originalità di scrittura, ma una notevole capacità di gestire gli spazi (Tel Aviv) e le ellissi temporali.
Anna Maria Pasetti – Il Fatto Quotidiano

(…) è il complesso affresco di ciò che sta accadendo, secondo la regista trentacinquenne, in una porzione di Tel Aviv dove giovani israeliani e palestinesi si mescolano e interagiscono. La pellicola ha spopolato nei festival (Toronto, San Sebastian, Haifa) non dando mai giudizi netti e non dipingendo come macchiette gli antagonisti delle nostre amabili eroine. (…) Gran film e portentoso esordio da parte di Hamoud (…).
Francesco Alò – Il Messaggero

Piacerà a chi ama i ritratti femminili ben incisi e soprattutto ben collocati nelle rispettive realtà. Il dramma delle tre è che non sono troppo disobbedienti. Ciascuna arriva all’appartamento intrappolata da pastoie sociali e culturali. Anche nella libera e anticonvenzionale Tel Aviv.
Giorgio Carbone – Libero