Dall’ 1 al 4 febbraio al Sanfelicinema

FEBBRAioWonder

Giovedì 1
Venerdì 2
Sabato 3
Domenica 4

Ore 21.15 sempre,
Domenica anche ore 16.00

Drammatico,
Usa 2017
Di Stephen Chbosky.
Con Julia Roberts, Jacob Tremblay, Owen Wilson, Mandy Patinkin.

Durata: 1 ora e 53’.

Commovente ed educativa storia di una famiglia in cui la diversità di un bambino si trasforma in arricchimento per giovani e adulti.

LA CRITICA DEL FILM

Raccontare la diversità non soltanto attraverso gli occhi di chi la vive sulla propria pelle, ma esplorando anche le scelte e i traumi di chi si trova vicino a tale diversità. Tratto dal libro di R.J. Palacio, Wonder mette in scena in maniera sensibile e arguta le vicissitudini della famiglia Pullman, il cui ultimo nato August è affetto da una deformazione genetica. Racconto morale di crescita e presa di coscienza, il film di Stephen Chbosky non diventa mai moralistico, tutt’altro. La sensibilità e l’equilibrio della sceneggiatura permettono infatti allo spettatore di entrare in contatto con i problemi di ogni personaggio, trasformando la storia in un mosaico di ritratti umanissimi e sinceri. In un cast diretto con accuratezza tutti offrono il meglio delle proprie possibilità. Più della solita passionale Julia Roberts, di un Owen Wilson misurato e commovente o del giovane protagonista Jacob Tremblay – già apprezzato in Room – vogliamo spendere parole d’elogio per la “sconosciuta” Izabela Vidovic, bravissima nel tratteggiare il mondo solitario della sorella di August, Via. Wonder è cinema di buoni sentimenti con un chiaro intento educativo. E centra in pieno ogni suo obiettivo. Ad avercene di prodotti così ben orchestrati!
Adriano Ercolaniwww.cinematografo.it

Wonder è come quelle vecchie canzoni popolari dal testo scontato, ambientato in una New York favolistica (l’apparizione insistita di Coney Island non è lì per caso…), ma capace di dirci comunque alcune semplici verità. Certo il buonismo è ben sopra i livelli di guardia, le forzature retoriche non mancano e gli stereotipi vengono sempre messi in potenza. Chbosky, però, dimostra anche in questo caso l’intelligenza di affidarsi totalmente al suo ottimo cast: un gruppo ben assortito di attori – il piccolo Jacob Tremblay è ormai un interprete di prima grandezza, Owen Wilson recita solo con gli occhi e Julia Roberts ha la solita “aura” da diva del passato – che riesce a smorzare i toni di una sceneggiatura strutturatissima con interpretazioni a tratti commoventi. Insomma questo è un film per ragazzi che non nasconde mai la sua natura programmaticamente “scolastica” (nel bene e nel male). Ma scavando e scartando intorno alla sua scintillante “confezione di natale” ci si può anche ritrovare a condividere sinceramente il vissuto Auggie… e questo, in fondo, è quello che il buon vecchio cinema classico hollywoodiano ha sempre fatto. Prendere o lasciare.
Pietro Masciullowww.sentieriselvaggi.it

Qualcuno dei piccoli spettatori con cui ho visto il film aveva già letto il libro, qualcuno no. Tutti però da subito sono stati conquistati da quello che stava passando sullo schermo. Era l’effetto dell’immagine di Auggie nascosta dentro un casco spaziale (lo metteva per proteggersi dagli sguardi degli altri) e merito della tensione che crea il discorso della madre sulle difficoltà cui potrà andare incontro, ma la ragione vera di tanta attenzione era perché i ragazzi in sala sapevano riconoscere dentro la finzione cinematografica qualcosa che li riguardava direttamente: la difficoltà ad affrontare il confronto con il mondo reale, quello che sta fuori dalle protettive mura di casa. Spesso affaticati anche noi dal bisogno di offrire continue novità ai nostri bambini e magari storditi dalle continue sollecitazioni che ci arrivano da ogni parte, finiamo per dimenticare che niente fa più effetto sulle loro fantasie della complessità e della varietà del mondo reale. Anche con argomenti «sgradevoli», come può essere appunto la difficoltà di farsi accettare da parte di chi si sente diverso o menomato. Non è un argomento alla moda, in un mondo che sembra premiare solo la capacità di emergere e soprattutto di vincere, ma quando spettatori non smaliziati come possono essere i più piccoli si trovano di fronte a storie o personaggi in cui vedere qualcosa di sé e delle proprie fatiche a vivere, l’attenzione e l’empatia scattano immediatamente. (…) E il risultato è che per i 113 minuti del film, non si sentiva volare una mosca, mentre a casa, davanti alla televisione – l’abbiamo sperimentato tutti – la soglia dell’attenzione precipita dopo qualche decina di minuti, anche se devono superare l’insuperabile livello del loro ultimo videogioco. E invece, la forza di un film capace di mettere i ragazzi di fronte ai loro problemi (e senza far ricorso a supereroi o poteri speciali) ha ottenuto quello che spesso crediamo impossibile: conquistare la loro attenzione e farli divertire. Anche con un po’ di commozione finale.
Paolo Mereghetti – Corriere della sera