Dal 10 al 13 maggio al Sanfelicinema

maggioLocandina italiana La casa sul mare

Giovedì 10
Venerdì 11
Sabato 12
Domenica 13

Ore 21.15 sempre,
Domenica anche ore 16.00

Drammatico.
Francia 2018
Di Robert Guédiguian. Con Ariane Ascaride, Jean-Pierre Darroussin, Gérard Meylan.

Durata: 1 ora e 47’.

Tre fratelli si ritrovano dopo molti anni nel paese dove sono cresciuti. Una sorpresa cancella la malinconia. Da non perdere.

LA CRITICA DEL FILM

 
È una storia di persone sconfitte. Ma non rassegnate. Una storia di uomini e donne che hanno lottato per le loro idee e si sono accorti di essere rimasti indietro, superati da una Storia che è andata in un’altra direzione. Senza però rimpiangere né rinnegare niente. (…). Al centro di La casa sul mare c’è il ritratto di un mondo che ha perso la sua capacità di fare presa sulle cose, ma non per questo pensa di aver sbagliato: si è accorto che le proprie idee non vanno più di moda (non sono più «chic» direbbe con una smorfia di disgusto il protagonista del «Filo nascosto»!) ma non vuole tradirle. E non è un caso che l’occasione per riunire lì tre fratelli che non si vedono da troppi anni sia la malattia del vecchio padre, il suo essere costretto all’immobilità e al silenzio, metafora troppo ghiotta per essere ridotta a una sola interpretazione. Che ognuno vi legga quel che vuole, lui non è più in condizione di replicare. Proprio come fa di fronte alle accuse o alle rabbie dei figli, ognuno con qualche ragione per mettere in discussione i suoi passati comportamenti, che il regista e il suo cosceneggiatore Serge Valletti ci fanno scoprire scena dopo scena. Senza che però il film diventi un melodramma di verità e controverità, di vendette o ripicche.Tutto questo però è raccontato senza stridii, urla o disperazioni, con la grazia delicata e malinconica di chi ha fatto sua la lezione di Renoir («il tragico della vita è che tutti hanno le loro ragioni») ma ha imparato ad andare anche più in là, fino ad accettare di essere messo in disparte. Senza però dover abdicare alle proprie idee. A conquistare e affascinare è proprio questo tempo sospeso, questa atmosfera rarefatta dove niente è nascosto (la sceneggiatura sa mettere in risalto i caratteri di ognuno, specie i difetti o le manie) ma tutto viene raccontato con delicatezza e sensibilità, senza per questo doversi nascondere in qualche limbo rassicurante. Il regista e il suo film hanno scelto di riflettere sul valore delle idee incarnate dai suoi personaggi — l’arte, l’impegno, la perseveranza — per difenderne i principi ma anche fare i conti con la difficoltà che quelle idee incontrano ad incidere sulla realtà. È per questo che l’epilogo (tutto da scoprire, con i tre fratelli alle prese con un commovente imprevisto) resta come sospeso, incompiuto. Guédiguian è troppo intelligente per sapere che le cose non potranno continuare come sembra farci credere il film e la realtà prima o poi verrà a presentare le proprie richieste. Ma quell’eco che alla fine riempie la scena forse vuole dirci che insieme alle voci potranno tornare anche altre condizioni di vita e di speranza. Più belle e più felici.
Paolo Mereghetti – Corriere della sera

 
Questo film di Robert Guédiguian è anzitutto una rimpatriata tra vecchi amici: il regista ha quasi sempre ambientato i propri film nella Marsiglia popolare, narrata affettuosamente con un cast di attori fedeli (sua moglie Ariane Ascaride, Gérard Meylan et Jean-Pierre Darroussin) che qui tornano in una versione malinconica del suo mondo. Anche chi non conosce l’opera del regista però può apprezzare questo sentimento, che passa attraverso una costruzione tradizionale, semplice, ma la cui sincerità si sente a ogni scena. (…) Ma la scena più toccante arriva quasi per caso, quando sullo schermo compaiono i tre protagonisti da giovani, in immagini gioiose e vitali, tratte da un vecchio film del regista, (…) Ci si ricorda che Jean Cocteau diceva che il cinema è la morte al lavoro sulle facce degli attori; ma forse, un regista stoico e in fondo ottimista come Guédiguian direbbe che è semplicemente la vita, al lavoro.
Emiliano Morreale – La Repubblica

 
Immerse nel verde o affacciate sul mare, fatiscenti o lussuose, le case avite rappresentano drammaturgicamente il luogo deputato della memoria ritrovata. E, fin dal titolo, La casa sul mare sottolinea la centralità protagonista di un’abitazione natia dove, per la prima volta dopo molti anni, tre fratelli si ricongiungono intorno al capezzale del genitore, invalidato da un ictus.(…) Allocato in una pittoresca calanca presso Marsiglia su cui incombe un viadotto ferroviario, Mejean è un porticciolo di vacanze che fuori stagione – siamo in autunno inoltrato – si riempie delle ombre del passato, sconvolgendo precari equilibri. (…) La casa sul mare è imbastito sul filo dell’autobiografia. Sulla svolta dei sessanta, il regista marsigliese si rispecchia senza dubbio nella dialettica di personaggi che si dibattono fra perdita delle illusioni e nostalgia della giovinezza, smarrimento ideologico e disponibilità a coinvolgersi nelle nuove sfide della Storia. Il film soffre di un certo schematismo di contenuti e di forma. Tuttavia per l’irrinunciabile vena utopista e per il calore dello sguardo volto sul mondo dei perdenti, questo è un cinema autoriale che vince sul piano della sua genuina umanità.
Alessandra Levantesi Kezich – La Stampa

«Ogni tanto, direi ogni cinque o sei anni, sento una specie di bisogno di fare il punto. Di ritornare nei posti in cui ho girato i miei primi film, ma più che altro di tornare a occuparmi del mondo a cui ho dedicato i primi lavori. È un modo per fare il punto su me stesso, sulla mia intimità, sulla politica, sulla società e sugli ambienti sociali che fanno parte del mio cinema». In un’intervista che concesse a Cineforum nel 2013 Robert Guédiguian rispose così a una domanda circa la “necessità” di fare un cinema politico e privato, incentrato su temi sociali e filmato (quasi) sempre negli stessi luoghi, con (quasi) sempre gli stessi attori. La domanda prendeva spunto dall’allora ultimo film del regista di Marsiglia, Le nevi del Kilimangiaro che è del 2011: guarda a caso proprio sette anni fa. Con La casa sul mare Guédiguian fa il punto, torna ai suoi temi, alla sua gente, ai suoi luoghi e alla sua luce. Lo fa con nostalgia, che è una costante del suo cinema, ma senza paternalismi, senza retorica a buon mercato e costruendo un’opera tenace e rigorosa. Capace di sintetizzare con grande intelligenza il cinema privato di cui si diceva con uno sguardo politico centrato sul presente, per nulla passatista o malinconico.

(…) Se è vero – come diceva Truffaut – che ogni regista gira sempre lo stesso film, per Guédiguian la cosa è ancora più vera. E non perché le trame dei suoi film si somiglino o perché attori e ambientazione siano quasi sempre le stesse. Ma perché dentro l’intimità del suo cinema è racchiusa una visione del mondo che in tanti anni non è mai cambiata. L’onestà dello sguardo, – in un regista che assomiglia come pochi altri al cinema che fa – non ha mai mutato la prospettiva e il punto di vista sulle cose. La dimensione politica, in La casa sul mare, ha lo stesso rigore dei primissimi film del regista e nonostante questo non appare per nulla superata.
Lorenzo Rossi  – www.cineforum.it

 
L’utopia, il rifugio, la famiglia, il passato, la morte, gli errori, il perdono… sono solo alcune delle suggestioni emozionali che emana questo ultimo lungometraggio di Robert Guédiguian, in Concorso all’ultima Mostra di Venezia. Tante anime, almeno tre generazioni, quasi a voler ribadire un’attenzione alle diverse percezioni del “tempo che passa”. ad oggi. Insomma…sempre la stessa storia, ma ogni volta così diversa…

I tragitti individuali, i travagli interiori, le battaglie perse, le geografie dello sguardo (Marsiglia!), l’impegno politico, sono quelle che Guédiguian persegue e racconta da quando ha iniziato a fare cinema, anche se oggi sembra essere giunto a una sorta di particolare saggezza narrativa che, pur non impedendogli le consuete battute sugli operai e i padroni e le lotte di un tempo, riesce a lavorare di “sottrazione politica militante”, riuscendo a cogliere maggiormente lo spirito di una famiglia che ha vissuto il dramma di una perdita, che ha lacerato rapporti ed affetti. …
Federico Chiacchiari – www.sentieriselvaggi.it