Un attimo di emozione

Alla commozione, come sappiamo, non si comanda. Giunge a partire da un oggetto o da una situazione, da una persona o da un gesto. E’ accaduto nel rito di “presa di possesso” (così si dice, come se fosse un territorio di Risiko) vissuto lo scorso sabato 12 novembre nella chiesa di san Felice. Di per sé, è la quarta volta che compio questo rito: la prima fu a Busto Arsizio nella iniziale esperienza da parroco; la seconda a Casciago dividendo i riti che si compiono tra le quattro chiese che formano la comunità pastorale sant’Eusebio; la terza volta fu il 3 novembre 2019 a santo Stefano poco prima dell’arrivo della pandemia. Ora è la quarta volta che si rinnova questo momento per l’appunto, gesto già conosciuto e fatto.
All’inizio della messa ero lì da solo ai piedi dell’altare, sentivo la gente attorno a me mentre avvertivo la forza delle domande che il Vicario, don Antonio, mi rivolgeva e poi il valore delle risposte: “Lo voglio, lo prometto”. Nel proseguo della messa si muoveva la commozione, pur controllata per fortuna. Vedevo tra i banchi mio fratello e mi veniva in mente la mamma e il papà. Li ricordo spesso attraverso l’immaginetta che tengo nel breviario o quando vado al cimitero. Sta volta è stato un attimo. E poi quella comunità da seguire, sperando di farcela con l’impegno di tutti: ecco la commozione.
Quel momento forse è giunto per ricordare che non si è macchine da lavoro o semplici funzionari. Forse la commozione è portatrice di messaggi che ci vengono dal divino perché ciò che si avverte non venga considero una proprietà privata.
Mi stupisco quando improvvisamente mi vengono in mente pensieri e penso che, se fossero arrivate in altre situazioni, sarebbe state benedette. Riconosco che pensieri, emozioni, intuizioni partono come scintille senza sapere da dove arrivano e perché giungono in quel momento. Ed ora anche quella chiesa, nel quartiere di san Felice, diventa parte della mia vita di prete, dove cercare segni della Provvidenza o dove riconoscere il passaggio della Grazia. Vedremo…

Don Norberto