Nice Guys – la critica

Nice Guys di Shane Black

Programmazione

Non c’era bisogno di mostrare poster giganti di ‘Airport 70’ e ‘Lo squalo 2’, si capiva dal patrimonio ancestrale telefilmico che siamo nei colorati 70 a Los Angeles, con una coppia virile indovinata (…), uniti col tocco di una gustosa parodia (…) intricata storia che va a lambire lo sporco nascosto nel ventre politico nel tour criminale in cui vetrate si frantumano con grazia, ragazze volano dai grattacieli e un’auto posteggia nel salotto. Schegge di un divertimento non così innocente come sembra anche se la denuncia è di routine ma i ricordi vanno diritti ai 30-40, dove si picchiava fin dal mattino presto a domicilio con Chandler ed Ellroy: le ‘boogie nights’ a luci rosse, Black dalie, stile L.A. Confidential, tanto che Russell Crowe, che con stile ha cambiato taglia, e Kim Basinger, in gran forma, si ritrovano a dividere lo schermo noir. Il regista Shane Black si diverte a prendersi licenze comiche: Ryan Gosling si improvvisa maestro, con quell’aria da bravo ragazzo da commedia sentimentale di Bogdanovich. Tutto nel freezer dello stereotipo ma con tempismo perfetto, ottimi e abbondanti capitomboli e un filo resistente di simpatia che lega i due ‘good fellas’ che ci divertono ma soprattutto se la spassano loro.
Maurizio Porro – Corriere della Sera

Sceneggiatore di film d’azione tra i più popolari degli anni 80 (…) , Shane Black scrive e dirige un buddy-movie dalla trama non originalissima – e a tratti un po’ confusa – basato sul motivo inossidabile del duo male assortito e litigioso. L’intrigo, del resto, è del tutto accessorio rispetto all’interazione tra i protagonisti, cui il massiccio Russell Crowe e il nervoso Ryan Gosling si applicano con un certo zelo. Anche se, poi, una ragazzina di nome Angourie Rice ruba spesso la scena a entrambi. La somma dei tre offre un passatempo efficace.
Roberto Nepoti – La Repubblica

Si stava meglio quando si stava peggio. Lo si dice spesso e quasi sempre a sproposito (se non in malafede), però nel cinema il motto talvolta ci prende: per esempio come dare torto alla Hollywood odierna – sterilizzata dal politicamente corretto o umiliata dai remake degenerati – quando insiste a rimpiangere il fascino della torbida Los Angeles dei trasgressivi anni 70? Shane Black, ex sceneggiatore prodigio perdutosi nell’eccesso (…), imposta «The Nice Guys» su questo sentimento a metà nostalgico a metà gaglioffo, calcando la mano sugli ingredienti comici, parodici, slapstick tipici del buddy-movie, il sottogenere basato sulle avventure o disavventure di una coppia d’amici o colleghi dello stesso sesso. Il film è calibrato, in effetti, sull’esibizionismo lasciato un po’ a briglia sciolta di due tra i divi più supermacho dell’attuale galleria d’oltreoceano (…). Ancorché senza inventare nulla di spiazzante – nel frattempo il ciclone tarantiniano ha spazzato via i suoi vezzi vintage – Black gioca con grande scioltezza a sognare di nuovo la California, affiancando al taciturno e al bruto la figlia sveglia e sgrammaticata del primo e volgendo in ridicolo ogni risvolto dei dialoghi spalmati d’accattivante idiozia e della trama, finanche quando l’azione rocambolesca impone le accelerazioni più forti. «The Nice Guys», mano a mano che le situazioni al limite dell’assurdo si mescolano alle piroette in stile disegno animato, alle iperboli della fotografia che accende e spegne la megalopoli in un’alternanza di attrazione e repulsione o, addirittura, a qualche stoccata contestataria, si rivela una specie di patchwork delle trame e delle atmosfere dei gialli sparsi sulla strada che da Hammett e Chandler conduce a Ellroy. (…) I cinefili non potranno fare a meno d’imbastire confronti, non solo e non tanto rispetto ai precedenti del regista come sceneggiatore (…), bensì con quel capolavoro indiscusso che è «Il grande Lebowski» o con «Boogie Nights» sull’età d’oro del porno e il più recente «Vizio di forma» firmati dal labirintico Paul T. Anderson; ma è giusto fare presente allo spettatore disinteressato ai corsi e ricorsi che se lo svolgimento dell’intrigo vero e proprio non è del tutto coerente e a tratti si dilunga un po’ troppo perdendo per strada qualche rotella psicologica, il piacere rilassante è assicurato anche dal bonus della colonna sonora, una compilation debitamente alcolica e strafatta della migliore produzione disco-funk dell’epoca.
Valerio Caprara – Il Mattino

Il film è un classico buddy-movie, genere che funziona se la coppia, come nel caso, funziona. E’ chiaro che Crowe, lavorando di autoironia, e Gosling, optando per un registro da slapstick, hanno instaurato un rapporto di gran complicità; e Black deve avergli concesso un buon margine di iniziativa. Così, anche se alcune gag colpiscono il segno e altre volano basse, fra vetri infranti, esplosioni e battute, c’è di che (magari ingenuamente) divertirsi.
Alessandra Levantesi Kezich – La Stampa

Piacerà a un sacco di gente, per la bella alchimia tra spettacolo e divertimento, tra tensione e trovate comiche (…). Shane Black se proprio non è l’inventore del genere ‘buddy buddy’, sulle strane coppie di sbirri, può sicuramente vantare una primogenitura sull’argomento. Scrisse lui 30 anni fa il canovaccio di ‘Arma letale’. In sei lustri Shane ha imparato eccome a dirigere. Non ci sono pause nelle avventure dei ‘nice guys’. Con gran piacere (suo e nostro) ha fatto riscoprire a Russell Crowe la corda dell’autoironia, e scoprire tout court il talento comico a Ryan Gosling (non più eroe sfigato, passa attraverso disavventure che nemmeno Gatto Silvestro e ne esce invariabilmente indenne). E non manca nemmeno all’avventura, una solida, simpatica morale finale. I due eroi per forza non solo risultano eroi, ma gli unici a portare un messaggio di pulizia in una città popolata di mostri. Certo, qualcuno non mancherà di rilevare (anzi hanno già rilevato) come l’intrigo di ‘The Nice Guys’ sia troppo intricato, che il finale glissi su più di un mistero. Ma abbiamo già pronta la contro-obiezione: perché, dell’intrigo del ‘Grande sonno’ con Humphrey Bogart ci avevamo mai capito qualcosa?
Giorgio Carbone – Libero

Dialoghi strepitosi, situazioni che ricordano (in bene) le comiche, venature politiche, coppia d’assi perfetta.
Maurizio Acerbi – Il Giornale

Dopo Marlowe, prima del pulp, vicino a Starsky e Hutch. Strana coppia al lavoro nel mondo del porno: equivoci, buone battute, auto in volo, botte da orbi, parodie di genere e comicità al limite dello slapstick. (…). Tra catastrofi di scenografia, azione, ribaltamenti e un sacco di musica sparata, ha la furbizia di inserire un’adolescente vivace e ostinata per allargare il target. Super pop.
Silvio Danese – Nazione-Carlino-Giorno

Regista curioso questo Shane Black: mette insieme una filmografia fatta di storie scombinate e disordinate (Kiss Kiss bang bang 2005; Iron Man 3 2013) e poi le rivolta in modo imprevedibile, anche a costo di perdere qua e là il filo del racconto. Eppure, nel mettere a fuoco le disavventure di una coppia mal assortita, riesce a tenere strette le fila di un confronto che peraltro ha voglia di scappare, di prendere altre dimensioni. La chiave di tutto è nella scelta dello scenario degli anni ’70: accostando questo periodo storico, il copione riesce ad essere sempre moderno e contemporaneo: nel modo di vestire, nel parlare, nel gestire abitudini e comportamenti in bilico tra trasgressione e provocazione (la presenza della 13cenne Holly tranquillamente alla guida), anche nell’assenza (obbligo del tempo) di cellulari e altre tecnologie. Mancanze varie e assortite a supportare le quali la sceneggiatura con un testo a tutta birra, umoristico e spiritoso nelle forme imprevedibili di un grottesco spinto. I due protagonisti stanno al gioco, bravi a fare finta di niente quando la situazione richiederebbe reazioni più stupite. E’ in linea con il periodo anche le scelta di un attrice porno e il mettere un film a luci rosse come oggetto dell’inseguimento finale. Il taglio è scoperto e incalzante, e la regia fa salti mortali per restare nel tono della comicità sopra le righe. Si ride e si apprezza questa sgangherata parodia di un decennio probabilmente decisivo per la costruzione degli States prossimi venturi. Anche nella piccola/grande denuncia dell’aria inquinata e dei movimenti di protesta. Dal punto di vista pastorale, il film è da valutare come consigliabile e nell’insieme brillante.
www.acec.it

Shane Black, che ha il nome di un detective pulp fiction, è stato uno degli sceneggiatori più ricchi degli anni Ottanta. Con Arma Letale (1 e 2) batte cassa e rinnova il cinema d’azione affiancando partner mal assortiti e obbligandoli a fare fronte comune nelle avversità. Sovrano indiscusso del buddy movie, dirige il suo primo film nel 2005 (Kiss Kiss Bang Bang), un omaggio nostalgico ai noir di serie B degli anni Quaranta e Cinquanta, ed è subito culto. Di quel suo debutto, The Nice Guys conserva l’ambiente (Los Angeles) e la coppia scombinata che combina a meraviglia Russell Crowe e Ryan Gosling, catapultati nel mezzo di un intrigo complesso e agitato da delitti, fughe, incidenti, cospirazioni di palazzo. Il primo abbondante abbandona il ruolo del guerriero invincibile, cedendo all’alcol ma tirando (sempre) pugni ben piazzati, ribaltando avversari e rovesci esistenziali, perché Crowe conosce solo destini eroici. Meno eroico ma altrettanto energico, Ryan Gosling tiene testa all’epicità del socio che gli rompe un braccio ma gli copre le spalle. Se al detective di Crowe spetta il ruolo di peso contro cui frange ogni tentativo di attacco nemico, a Gosling compete la leggerezza della ‘sagoma da attraversamento’. Precipitato una, due e tre volte, come i personaggi dei cartoni animati è immortale, attraversa muri e finestre, vola in piscina, rovina al suolo, scivola lungo la collina rialzandosi sempre e ripetendosi in quel ‘per sempre’. Eroi di diversa fattura e differente attitudine, Healy e March sono obbligati a collaborare per sgominare l’avversario comune scoprendosi da (sotto)genere amici e solidali. Ma non così presto perché il contrasto tra i due produce energia comica, dialoghi esilaranti e una reciprocità contagiosa. Film d’azione in tandem, The Nice Guys si muove sul fondo degli anni Settanta, quelli che avviarono la crescita orizzontale della città, accelerata dagli interessi dei costruttori e dalla corruzione di funzionari chiave della pianificazione, che finirono per divorare l’ecosistema agricolo e collinare di Los Angeles. Tra interessi pubblici e privati, indagano i detective scordati di Shane Black, ultimi baluardi di un paesaggio espropriato del verde e di un’idea di città vagheggiata (e perduta). Se Kiss Kiss Bang Bang celebrava Raymond Chandler, attraverso la complessità dell’intreccio e la titolatura dei capitoli che riprendeva titoli di suoi celebri romanzi e novelle, The Nice Guys respira le atmosfere lisergiche dell’autore americano e di una città che ha praticamente inventato lui. Cow-boy sentimentali e alcolici che campano su un loro personalissimo codice morale, i nice guys agiscono un polar muscolare che abbassa la suspense e alza il volume della musica. Musica che contribuisce alla legatura coreografica di pedinamenti, scazzottate, corse e coup the théâtre, armonizzando la follia slapstick di Gosling col senso epico dello spettacolo di Crowe, la caleidoscopia sartoriale con la parata cromatica del décor. Enjoy.
Marzia Gandolfi – www.mymovies.it