Dal 4 al 7 maggio al Sanfelicinema

MAGGIO

Giovedì 4
Venerdì 5
Sabato 6
Domenica 7

Ore 21.15 sempre,
Domenica anche ore 16.00

Drammatico,
Gran Bretagna 2017
Di Nick Hamm.
Con Timothy Spall, Colm Meaney, Toby Stephens.
Durata: 1 ora e 34’.

Commedia/storico/drammatico: un genere misto che diventa un gradevolissimo film, grazie a due attori super-bravi, magistralmente diretti.

LA CRITICA DEL FILM

Nick Hamm ricostruisce l’ipotetica trattativa privata tra i due acerrimi nemici divenuti poi Primo Ministro e vice Primo Ministro e invita al confronto e al compromesso un mondo che accecato da aggressività, razzismi e pregiudizi ha smesso di dialogare per imbracciare le armi. Una commedia per ricordare quanti sforzi richieda la pace, bene fragile e prezioso oggi minacciato da nuovi atroci conflitti.
Alessandra De Luca – Avvenire

Mentre ciascuno rivendica i morti per la sua causa il viaggio si fa emblematico, l’abilità di chiudere il senso di un’epoca nel dialogo tra anziani è notevole. Il regista di Belfast Nick Hamm usa due prodigiosi volti di Ken Loach, Colm Meaney e Timothy Spall mentre John Hurt fa l’ultima apparizione. E stavolta attenzione all’autista, non al maggiordomo.
Maurizio Porro – Corriere della Sera

Nick Hamm realizza una godibilissima commedia drammatica ispirata a quei giorni e soprattutto a quel «viaggio condiviso» che tra il ricordo dell’atroce passato, impregnato di sangue e morte, e un’apertura al futuro, ricca di speranza, vede sciogliersi due anime votate alla politica, ma soprattutto al «bene» di un Paese e del suo popolo: «Forse dovremmo guardarci indietro e fare le cose diversamente». Hanno lottato da veri leader per i propri ideali, arrivando anche alle armi e alla guerra civile, ma alla fine è il loro sguardo rivolto all’orizzonte che salva. Dalle macerie (la chiesa distrutta in cui parlano del senso del «martirio») nonché dalle tombe (il cimitero diventa lo scenario per «ricordare» tutto il dolore inflitto) si può, infatti, ricostruire e rinascere. Ne risulta così una «parabola», ben costruita e ben interpretata, che merita la visione soprattutto delle giovani generazioni perché «imparino», sorridendo pure, dagli errori e soprattutto dalle buone decisioni: «I giovani lottano per un ideale, i vecchi per lasciare un segno».
Gianluca Bernardini www.saledellacomunita.it/

Quanto la dinamica raccontata nel film di Nick Hamm ‘Il viaggio – The Journey’ corrisponda a come le cose sono effettivamente andate in quel giorno di ottobre del 2006 a St. Andrews, Scozia, o quanto invece la libertà narrativa si sia presa la sua parte non lo sappiamo. Ma di certo, fermo restando uno sfondo solidamente documentato e con nomi e cognomi, l’ipotesi è suggestiva e potente. (…) Abbracciando la lezione della commedia cinematografica italiana nell’adottare lo strumento del sorriso, della sdrammatizzazione, dell’ironia e della valorizzazione della debolezza umana per trattare cose gravi e serissime, il film si poggia su attori sublimi.
Paolo D’Agostini – La Repubblica

 Pur non assurgendo al livello di un Peter Morgan – il fantastico sceneggiatore di ‘The Queen’ e ‘Frost/Nixon’ – l’irlandese Coleman Bateman penetra nel dietro le quinte della scena politica del suo paese con un abile copione di impianto teatrale a dispetto del fatto che ‘The Journey’ ha un apparente andamento da road movie. Un tragitto in auto di poco più un’ora nelle strade di una Scozia battuta da una pioggia torrenziale, durante il quale Martin McGuiness, leader del Sein Finn e (occultamente) dell’Ira, e il reverendo protestante Ian Paisley, fondatore del partito Unionista e suo acerrimo avversario, si risolsero a deporre metaforicamente, e non solo, le armi. (…) II regista Nick Hamm li segue con professionale discrezione confidando nella bravura anche mimetica dei suoi interpreti: Colm Meaney, un irruento McGuiness, e Timothy Spall, uno scorbutico Paisley.
Alessandra Levantesi Kezich – La Stampa

Match di mattatori, Spall il Palma d’oro ‘Turner’, Meany icona di Frears e ‘Star Trek’ si adattano a tocchi di commedia impropri e digressioni inverosimili (la sosta nel bosco), e tuttavia toccano tragedia e vanità del sangue versato.
Silvio Danese – Nazione-Carlino-Giorno

(…) il racconto politico cede il passo alle vicende di singoli individui. E il mondo dentro una macchina scompare al cospetto di stati emotivi e sentimenti personali.
M.M. – Il Manifesto

Attori eccellenti, ma ignoti al grosso pubblico e un argomento che non fa presa. Peccato, perché questa commedia inglese è un gioiello.
Massimo Bertarelli – Il Giornale