Dal 19 al 22 aprile al Sanfelicinema

aprileLocandina italiana A casa tutti bene

Giovedì 19
Venerdì 20
Sabato 21
Domenica 22

Ore 21.15 sempre,
Domenica anche ore 16.00

Commedia drammatica,
Italia 2018
Di Gabriele Muccino.
Con Stefano Accorsi, Carolina Crescentini, Pierfrancesco Favino.

Durata: 1 ora 45’.

Famiglia (allargata) bloccata dal maltempo su un’isola, trasforma la festa per le “nozze d’oro” in resa dei conti.

LA CRITICA DEL FILM

A casa tutti bene, a dispetto del titolo evidentemente ironico, è una commedia “che sta male”. Stanno male i suoi personaggi, tutti piccoli piccoli e alle prese coi contrasti e i conflitti (…) dei capitoli precedenti (L’ultimo bacio e Baciami ancora). Muovendosi con flusso ondivago dall’uno all’altro, A casa tutti bene comincia con la voce fuori campo di Stefano Accorsi, decano del genere, che sembra voler focalizzare la vicenda da un punto di vista soggettivo, ma poi la voce si perde nell’isteria collettiva, torna per un istante col timbro di Pierfrancesco Favino, per poi scomparire definitivamente, dichiarando la difficoltà a trovare un punto di vista. Sulla vicenda narrata, sui suoi personaggi. Lo sguardo dell’autore va e viene, fugge e ritorna, tradisce e si pente alla maniera dei suoi protagonisti e coerente con quel nomadismo sentimentale che è da sempre la sua cifra e che da sempre li riguarda. Ma poi qualcosa accade, qualcosa di inaspettato e inaspettatamente sorprendente. Quella che sembrava l’ultima ed ennesima versione della sindrome di Peter Pan infila la deriva e traghetta le sue anime oltre la linea d’ombra. A questo giro di giostra i baci sono amari e conducono all’appuntamento con le scelte irreversibili della vita. A questo giro, ancora, non ci sono effetti di campo o di copione a blandire, soccorrere e assolvere i personaggi. Condotti al loro punto di rottura, con modalità diverse e appropriate al registro degli attori in campo, i protagonisti dovranno (finalmente) fare delle scelte, confrontarsi (senza sconti) con la propria narcisistica immaturità. Niente famiglie ricompattate al capezzale di un padre malato (Ricordati di me) o di un figlio in arrivo (L’ultimo bacio).
Marzia Gandolfi – www.mymovies.it

 (…) Gabriele Muccino trasforma Ischia nella sua “Isola Che Non C’è”, il luogo in cui tutto è possibile e i sogni s’infrangono contro le onde del mare. Non la chiama mai per nome, i suoi personaggi la usano come un campo di battaglia, per urlarsi contro e riflettere sui rimpianti, su tutte le occasioni perse che non torneranno più. La famiglia non è un porto sicuro, ma un oceano in tempesta. L’ipocrisia si nasconde dietro ai larghi sorrisi, alle pacche sulle spalle che celano la loro infelicità. L’utopia è quella di costruirsi una vita “normale”, in cui i drammi non esistano e la felicità regni sovrana. A casa tutti bene è una provocazione già dal titolo. (…) Parenti serpenti, spiegava Monicelli, e la sua lezione resta valida anche dopo un paio di decenni. Non si può sperare in un aiuto da chi dovrebbe starci sempre accanto, l’egoismo regola il mondo e per i puri di cuore non resta che girarsi dall’altra parte. Il regista distrugge l’idea di un focolare domestico in cui l’amore regola i rapporti. Costruisce una summa del suo cinema, dei contrasti tra Padri e figlie, della disperata Ricerca della felicità, degli affetti perduti in stile Baciami ancora, con le pulsioni giovanili de L’estate addosso che restano un sempreverde. Muccino replica se stesso, la sua bulimia di tematiche irrisolte, l’ipertrofia di un modo di raccontare che avrebbe bisogno di un andamento più asciutto, meno estetizzante, dove la macchina da presa qualche volta si fermi, dando requie agli occhi e al cuore. Ma nelle imperfezioni, A casa tutti bene trova comunque una sua dolcezza, nei momenti in cui la retorica si fa da parte e la musica si abbassa, in particolare quella cantata. Spesso (forse troppo) il cugino picchiatello si mette al pianoforte per far rivivere i cosiddetti tempi d’oro. Tutti si fermano, spremono una lacrimuccia e gli ammicchi agli spettatori non finiscono più. In un cast eccezionalmente affollato, spicca Pierfrancesco Favino, che col suo multiforme talento riesce a raddrizzare anche le soluzioni scontate.
Gian Luca Pisacane – www.cinematografo.it

 (…) Per le nozze d’oro Sandrelli-Marescotti una tribù di parenti va sull’isola a far festa (per dire). In realtà ciascuno offre il peggio. Più che l’ultimo bacio Muccino dà l’ultimo schiaffo, ripetendo stereotipi vecchi da sceneggiato in un’orda di gelosie, liti, ripicche. Attori bravi: se non sanno cosa dire si mettono a cantare.
Maurizio Porro – www.corriere.it

 Tutti i pregi e i difetti dei più noti film italiani di Muccino (quelli americani, come La ricerca della felicità – il suo miglior film – dipendevano  dalla committenza; e non è stato certo un male per lui) si ritrovano in A casa tutti bene amplificati: l’ottima capacità di dirigere gli attori si accompagna alla tendenza a portare sempre i vari personaggi a un livello di isteria che comporta urla, litigi furibondi e scene scomposte dopo che si è superato il punto di rottura; e le performance dei pur bravi attori che ne risentono. E se una certa facilità di racconto e di descrizione – nei tic, nelle tensioni, nel modo di esprimersi, nel manifestare i propri desideri – è indubbia, alla fine rimane sempre la sensazione di una rappresentazione parziale, di un narratore che si limita a raccogliere gli sfoghi di uomini e donne sempre inquieti e infelici e che lui sembra amare poco (soprattutto quelli vicini a lui per età). E che lascia sempre un passo più indietro di come erano all’inizio.
Antonio Autieri – www.sentieridelcinema.it

 (…) Muccino lavora con un gruppo di attori che tiene su di giri. Tutti molto bravi, molti anche insopportabili. A questo vortice riescono a sottrarsi in pochi. Restano gli sguardi a distanza di Elettra (Valeria Solarino), quelli persi di Sandro (Massimo Ghini) che ha perso la memoria, la fuga verso spazi lontani di Diego (Giampaolo Morelli) o più vicini di Paolo (Stefano Accorsi) e Isabella (Elena Cucci). O che si rendono ‘invisibili’ come Sandra Milo. Ma la mareggiata sembra portarsi via tutto. E si ha l’impressione, forse sbagliata, che qualche personaggio cerchi di ritagliarsi un maggiore spazio all’interno dell’inquadratura, facendo quasi a spallate. E quando ci si comincia ad affezionare a qualcuno di loro, il film è quasi finito. Con A casa tutti bene Muccino rispolvera il metodo-Scola (La terrazza, La famiglia, La cena) con tanti personaggi (e attori famosi) chiusi in un unico luogo. Dove attraverso la scrittura si creano i conflitti. La parola diventa fisica per poi creare una sempre maggiore frattura dove l’istinto prevale sulla ragione, come negli scontri tra Carlo (Pierfrancesco Favino) e Ginevra (Carolina Crescentini).
Simone Emiliani – www.sentieriselvaggi.it