Dal 24 al 27 novembre al Sanfelicinema

NOVEMBRE

Giovedì 24 (VO in inglese)Risultati immagini
venerdì 25
sabato 26
Domenica 27

Ore 21.15 sempre,
Domenica anche ore 16.00

Drammatico,
Usa 2016
Di e con Ewan McGregor.
E con Jennifer Connelly, Dakota Fanning.
Durata: 2 ore e 6’

Dramma in famiglia negli anni della protesta giovanile (’70). Una buona prova di Ewan McGregor interprete e ora anche regista.

LA CRITICA DEL FILM

Atteso al varco (primo script nel 2006) ecco il film da ‘Pastorale americana’, uno dei capolavori di Roth (…), lato della mirabile trilogia di odio amore sulla fine dell’american dream. (…) Gran profeta della società, noto al cinema (‘Lamento di Portnoy’, ‘La macchia umana’) Roth trova nel bravo attore-autore scozzese Ewan McGregor un fedele ma non banale illustratore, che incide senza paura nella carne viva della famiglia modello (l’esempio è ancora il ‘Commesso viaggiatore’ di Miller), orchestrando le voci del concerto-sconcerto dove ciascuno ha do di petto e stonature. Jennifer Connelly e Dakota Fanning, straordinarie, contribuiscono alla verità di un mito anche di cinema americano che s’accascia in diretta.
Maurizio Porro – Corriere della Sera

McGregor regista ha firmato un onorevole adattamento; Ewan interprete ha incarnato credibilmente l’ingenuità e il tormento dello Svedese.
Paolo D’Agostini – La Repubblica

Con «American Pastoral» l’eterno e alterno intreccio conflittuale tra opera letteraria e relativa trasposizione cinematografica segna un altro episodio importante, ma purtroppo negativo per la seconda componente. II disappunto non è di routine o ininfluente, però, perché Ewan McGregor ne ha fatto il trampolino di lancio per il primo passaggio dall’altra parte della macchina da presa e se il suo coraggio merita l’onore delle armi, la grandiosità dell’originale non permette al film di rendersi memorabile. Limitandosi a leggere i lanci promozionali sembra, in effetti, che il romanzo vincitore del Pulitzer per la narrativa nel ’98 abbia proposto all’ottimo attore una sfida alquanto semplice, in quanto la sua complessa, lacerata e poetica architettura avrebbe avuto già in partenza l’obiettivo ultimo o, peggio ancora, la denuncia del tramonto del cosiddetto sogno americano. Non si può dire, certo, che questo film patinato e professionale si tramandi così miseramente; eppure l’enorme sforzo di restituire almeno in parte la profondità concettuale e affabulatrice di Philip Roth, uno dei massimi scrittori della nostra epoca (…), non riesce a superare i limiti di una correttezza intimidita e di una ricostruzione storico-ambientale diligente.
Valerio Caprara – Il Mattino

C’è da chiedersi cosa sia saltato in mente a Ewan McGregor per decidere di confrontarsi con un libro premio Pulitzer, come quello di Philip Roth (…), capace di raccontare, in maniera profonda e complessa, il conflitto generazionale che, a partire dagli anni 60, si scatena, via via, tra i figli del boom economico e quelli del ’68, disgregando non solo famiglie, ma le intere basi su cui poggiava l”American Dream’. Pastorale Americana ha talmente tante anime, aspetti, lezioni, ritratti, affreschi, approfondimenti sociopolitici che poteva sembrare un azzardo cercare di dargli una sua «fisicità» sullo schermo, concentrandola in «sole» due ore di racconto. Infatti, McGregor è quasi costretto a fare delle scelte, privilegiando solo il dramma famigliare che coinvolge la famiglia del protagonista Seymour Levov, detto lo Svedese, e a cui lui stesso dà il volto. (…) Se il dramma, come detto, viene narrato in modo convincente, mancano l’aspetto sociale, collettivo e storico, che fanno da sfondo alla vicenda. O meglio, sono proposti in maniera didascalica, più, è evidente, per una scelta di fondo dell’autore, che per mancanza di prospettive. Se avete letto il romanzo, potreste rimanere delusi. Qui, più dell’America, si raccontano le contraddizioni di una sua famiglia. Un appiattimento, comunque, d’autore.
Maurizio Acerbi – Il Giornale