Dal 21 al 24 settembre al Sanfelicinema

settembre

Giovedì 21
Venerdì 22Locandina Il colore nascosto delle cose
Sabato 23
Domenica 24

Ore 21.15 sempre,
Domenica anche ore 16.00

Drammatico,
Italia/Francia/Svizzera 2017
Di Silvio Soldini.
Con Valeria Golino, Adriano Giannini, Arianna Scommegna.
Durata: 1 ora 55’.

Il regista Soldini racconta con delicatezza l’amore tra una non vedente e uno sciupafemmine, realizzando un film magistrale. Bravissima Valeria Golino.

LA CRITICA DEL FILM

(…) Silvio Soldini con ‘Il colore nascosto delle cose’ firma il suo film più convincente dai tempi di ‘Giorni e nuvole’. Merito di una superlativa Valeria Golino (…) ma merito anche di una messa in scena che conduce una storia a rischio retorica con delicatezza e sensibilità notevolissime. L’incontro tra l’handicap e la normalità poteva scivolare nel pietismo o peggio nella superficialità: la sceneggiatura (…) evita i pericoli inventandosi personaggi che riequilibrano il racconto (…). Un mosaico di facce e di storie che Soldini compone con giustezza di tocco, da cui non è estranea la precedente esperienza di ‘Per altri occhi’, il documentario che raccontava le «avventure quotidiane di un manipolo di ciechi». E che ribadisce l’efficacia di una scelta registica capace di mediare tra le ambizioni espressive e la capacità di coinvolgere il pubblico nelle proprie scelte d’autore.
Paolo Mereghetti – Corriere della Sera

Protagonista nei panni della non vedente Emma è una (sempre) magistrale Valeria Golino che già con il regista milanese aveva lavorato ne ‘Le acrobate’. Vent’anni dopo Soldini rilancia la sfida all’attrice affiancandole un Adriano Giannini forse alla sua migliore interpretazione ad oggi. (…) Recitando con delle lenti opacizzanti sugli occhi turchesi, Golino riesce ‘in leggerezza’ ad ammaliare il pubblicitario Teo portandolo dentro a una vibrante e passionale storia d’amore. Perché di questo tratta il film di Soldini, un racconto sentimentale e non sulla cecità. (…) Soldini riesce a sottrarsi ai cliché e la ‘normalità’ con cui viene presentata la figura di Emma è priva di sovrastrutture, inutili fronzoli espressivi, permettendo a Teo e agli spettatori che in lui si identificano di non provare mai sentimenti di compassione.
Anna Maria Pasetti – Il Fatto Quotidiano

La sfida che ha cercato Silvio Soldini – maturata dopo aver realizzato il documentario ‘Per altri occhi’ – era quella di raccontare un personaggio non vedente, la sua relazione con se stesso e con il mondo, senza cadere negli stereotipi. Soprattutto quello della compassione. Voleva fare un film che raccontasse in modo vero una donna la cui vita è condizionata dall’aver perso la vista, ma la cui vita non si esaurisce nell’essere cieca. Che ha certamente sofferto molto ma ha reagito con fierezza pazientemente e faticosamente costruita passo dopo passo, con l’aiuto dell’ironia e dell’interesse per gli altri. Le ha affiancato un personaggio maschile che al contrario di lei è superficiale, insicuro, svagato, adagiato nella convinzione di essere inadatto a prendersi cura, a rendersi responsabile nei confronti di altri. Non senza una storia personale di dolore e di reazione al dolore attraverso la chiusura con il passato e un bel tuffo nella leggerezza a oltranza. È bello il modo in cui, simmetricamente, il film inizia e finisce. (…) Difficile stabilire quanto Soldini abbia vinta la sfida. Nessuno che non conosca la menomazione di cui si parla può dirlo. Ma il racconto, sensibile e autentico, scorre fluido. I personaggi sono tratteggiati con tutte le sfumature al posto giusto (esemplare il rapporto tra Emma e la ragazzina anche lei non vedente, ma rabbiosa, cui dà lezioni di francese e di vita). Golino fornisce un’ulteriore prova di versatilità e aggiunge un personaggio di qualità alla sua ricca galleria. Teo è Adriano Giannini che si fa prendere per mano e si dimostra assolutamente all’altezza della prova.
Paolo D’Agostini – La Repubblica

‘Il colore nascosto delle cose’ rientra perfettamente nella filmografia di Soldini, che nelle ultime prove aveva un po’ sbiadito il suo talento, mentre qui ritrova se stesso e anche qualche suo limite nel voler aggiungere dettagli e personaggi che portano il racconto a sfiorare le due ore. Fosse stato più conciso, a costo di essere meno autoriale, ne avrebbe guadagnato la fruibilità per gli spettatori che comunque hanno dimostrato di volere premiare questa storia d’amore così simile a molte altre, seppure con quella variante che la rende piuttosto singolare, offrendo quella spruzzata di imprevedibilità.
Antonello Catacchio – Il Manifesto