PONTE DEGLI SPECCHIETTI n. 23

Croce o crocifisso

Avere una croce è diventato sinonimo di sofferenza e di forte problema. Talvolta si dice “È la mia croce da portare”, aggiungendo il verbo “portare” che rimanda alla via crucis di Gesù. Sappiamo che nella chiesa “è vietato” mettere solo la croce, a meno che non si faccia il rito della via crucis. Nelle chiese si mette la croce (di legno, ricoperta di argento o di oro o con altri materiali) insieme al crocifisso, la figura del corpo di Gesù, talvolta nella drammaticità dell’estremo dolore o con quegli occhi aperti e benevoli che possono essere solo del risorto. Emblematico è il crocifisso di san Damiano ad Assisi.

Molte croci stilizzate o di materiale prezioso si mettono al collo. Io personalmente tengo una croce di legno con una particolare forma che possiede contemporaneamente il segno del “capo reclinato” (quando mi si dice che “è storto”) e nello stesso tempo il segno del movimento e della vita di resurrezione.

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